SCRIVI LA TUA OPINIONE Chiusail 3 fabbraio 2004



Mettiamo che....
Intervento di Massimo 22 gennaio 2004
Mettiamo che il centro sinistra vinca le elezioni. Alla RAI tutti si aspettano che cacceranno (o renderanno innocui) i giornalisti di area avversa e invece...

E invece, colpo di scena: quelli bravi continuano a fare il loro mestiere (anche se sono di estrazione centrodestra) e quelli incapaci vengono destinati ad altri incarichi (anche se sono di centro sinistra).

Premiare il merito, la qualità, è l'unica garanzia per avere un servizio "pubblico" televisivo, capace di inchieste coraggiose e spettacoli d'intrattenimento veramente divertenti (il ricordo di Delia Scala mi ha fatto toccare con mano quanta professionalità veniva investita nella tv in bianco e nero...).

Non sono d'accordo con una televisione ad azionariato popolare, semplicemtne perché già c'è ed è la RAI, finanziata con i soldi di tutti (dello Stato) e foraggiata con il canone dei suoi fruitori (sempre noi). Occorre farla funzionare come un vero servizio pubblico e l'unico modo che ritengo efficace è il controllo esercitato anche dagli spettatori, affinché sia pluralista veramente comprare PancakeSwap.

Come? Rispettando i gusti delle minoranze, non dopo mezzanotte, ma in prima serata. Il contrario del "teorema auditel". Così un Consiglio misto utenti-programmatori potrebbe offrire programmi di Jazz, animazione letteraria (ricordate Baricco in tv?), cinematografia sperimentale, ecc. a rotazione sui canali pubblici favorendo - non imponendo - altre forme di cultura.

Questo è un tema che solo gli elettori potrebbero chiedere d'inserire nel programma del centro sinistra.


RAI: l'ultima corsa al trotto.
Intervento di Bruno 22 gennaio 2004
Il sottosistema televisivo italiano, parte importante del settore delle comunicazioni, sostanzialmente monopolistico, non è un´eccezione. Altri settori della vita economica e sociale italiana presentano queste caratteristiche ereditate da sistemi politici bloccati e poco democratici. (Intendo proprio indicare antiche o nuove formazioni politiche autoritarie e populiste, di destra e di sinistra, tutte poco rispettose dei diritti del singolo cittadino in nome di un futuro quanto improbabile bene comune superiore).

Caratteristiche formalmente legali, allora, sotto lo statuto costituzionale albertino, palesemente illegali, oggi, nel regime costituzionale repubblicano.

L´innovazione tecnologica, che di per sè ha elevato enormemente la capacità di comunicazione, evidenzia la carenza della nostra democrazia e la restrizione delle libertà, dando conferma della persistente vocazione autoritaria del sistema politico investire in Stellar in Italia.

A mio avviso, senza l´attuazione dei principi democratici costituzionali con una dura lotta politica, non si può pensare di "liberare" il sistema televisivo da solo senza liberarsi dai restanti vincoli che frenano lo sviluppo degli altri settori della vita economica e sociale italiana.

Ancora, non si può pensare di avere successo rivolgendo l´azione di cambiamento al solo contesto nazionale isolato dal contesto europeo, non fosse altro per il livello internazionale che regola la normativa delle comunicazioni e lo sviluppo dell´innovazione tecnologica. (Al contrario della sinistra, almeno sotto questo aspetto, la riforma proposta dalla destra è aggiornata e, proprio per questo, politicamente pericolosa).

L´azione di cambiamento va perciò sviluppata contestualmente su due piani paralleli, la piattaforma europea delle comunicazioni da realizzare nel medio-lungo periodo, la piattaforma nazionale, esclusivamente televisiva, da adeguare nel breve periodo.

La prima, strategica, nel rispetto delle regole europee di sviluppo economico e sociale, la seconda, tattica, di superamento anche parziale dello storico blocco delle libertà democratiche. Questa si potrà e si deve realizzare a breve termine puntando solo sulla RAI, con una decisa lotta politica nelle piazze e in Parlamento per dare spazio politico a tutti i partiti.

Se i partiti non sono capaci di fare un passo indietro abbiano il coraggio di fare un passo avanti esponendosi al giudizio del Paese.

Una rete per ciascuno dei due poli contrapposti, la terza rete per i partiti che non si collocano nelle rispettive coalizioni. Forse così c´è il rischio che la Rai scompaia perdendo audience e pubblicità, di certo non rischia di perdere l´imparzialità.

E´ la sua ultima missione di servizio pubblico, una missione disperata e di soprovvivenza fino alle elezioni politiche del 2006.

Chi vince deciderà sul suo futuro.


La TV e la sinistra.
Intervento di Fulvio 21 gennaio 2004
Ritengo necessaria qualche puntualizzazione.
  1. Azionariato popolare: ho usato una parola, -magari -, che può aver generato un equivoco: può significare "volesse il cielo!", oppure "al limite". Ed è in questa seconda accezione che l'ho usata. Sono abbastanza scettico anch'io sulla cosa, ma, se proprio non ci fosse altra strada per avviare l'iniziativa, come extrema ratio andrebbe presa in considerazione. Insomma un supplemento di canone per una TV libera potrebbe pure starci, una sorta di contributo a fondo (quasi) perduto investire in Binance Coin.

  2. Berlusca imprenditore. Se fabbricasse lattine per la birra, o macchinari, o indumenti, non avrebbe senso fare pure noi la stessa cosa. Il guaio è che fabbrica cultura, di pessima qualità, ma cultura. E, siccome entra in tutte le case, la diffonde a piene mani. E non nei telegiornali o nei siparietti pseudopolitici, ma nella pubblicità, nei talk show (viva la lingua ed il costume americani!), nei grandi fratelli, nella posta per te, nello stranamore, nei quiz per mongoloidi per scelta, nelle tette e nei culi e nelle donne che si rotolano nel fango in costume. E Berlusconi ( o chi per lui) lo sa bene: ha tre emittenti in Italia e ne controlla altre tre, e poi in Spagna e in Francia, ed ha tentato l'operazione anche in Germania: come la RAI ha unito l'Italia, il Berlusca vuole unire l'Europa con la TV (ovviamente celio, ma non troppo).
    Adesso farà passare in un modo o nell'altro la legge Gasparri (e Ciampi non potrà fare nulla), e poi vuole abolire la par condicio. Insomma la TV è vitale per lui, perché gli rende (pubblicità) e perché gli garantisce consenso. Non sarebbe la stessa cosa se fabbricasse vestiti! La TV non è un'attività come un'altra (e ben lo evidenziava Pasolini: non dopo Carosello, ma prima di Carosello tutti a nanna!). Il buon e mitico Bernabei, direttore RAI degli anni cinquanta, attribuiva allo spettatore medio la maturità di un tredicenne: Berlusca, a quanto si dice, di anni gliene attribuisce nove. In 50 anni un bel progresso, non c'è che dire! Ed un cervello di nove anni cosa mai potrà capire degli stucchevoli bizantinismi della presunta sinistra? Complimenti, ad esempio, per il triciclo: dà un'idea di agilità, rapidità, scatto, stabilità, sicurezza, e chi più ne ha più ne metta.....

  3. Lista unica sì, lista no: lo dico con amarezza e non certo per arroganza, ma sono sei mesi che si sguazza in questa enorme pozza. Invece che triciclo andrebbe bene elefante. Ai cittadini interessano i programmi: è mai possibile che non si riesca ad ottenere un pronunciamento su delle linee programmatiche chiare? e sì che la materia non manca! Berlusconi è il problema più urgente, ma non il più importante, e ce ne accorgeremo prossimamemnte. Una domanda: non è che Rutelli e la Margherita hanno iniziato la corsa verso il centro, facendo a gara con AN e Follini a chi arriva prima? E, se fosse così, che ne sarebbe del dibattito sulla lista unica?



.....allora ti sorbisci anche la pubblicità.
Intervento di Luigi 19 gennaio 2004
Sono uno dei milioni di grandi utenti della tv. Guardo tutto e tutti ed alla fine stanco e sfiduciato mi rifugio su rai tre in fascia notturna o antelucana. Se potessi pagherei il canone solo per rai tre. Quindi più che fare azionariato, che in termini commerciale sarebbe una pay tv di sinistra aperta in visione a tutti, consentirei agli utenti di poter destinare in prima persona quote consistenti del proprio canone a reti o progetti di reti di proprio gradimento. Per la parte di canone in comune fra le reti, adotterei parametri di ripartizione delle risorse, antitetici per esempio, alle dimensioni delle quote pubblicitarie. Alle reti o ai programmi che attingono meno dalla pubblicità, più risorse pubbliche. Ai programmi popolari di facile audience, e per questo più appetibili alle agenzie pubblicitarie, meno risorse pubbliche. Della serie: "vuoi vederti San Remo? hai la pazienza di seguire amici o c'è posta per te? allora ti sorbisci anche la pubblicità". Penso che studiandoci un po' e sopratutto avendo il governo della situazione la tv si potrebbe anche aggiustare.
Luigi


Non saremmo capiti!
Intervento di Enzo 19 gennaio 2004
Alcuni ricorderanno che negli anni ottanta l'allora PCI diede vita (ovviamente non direttamente) ad una esperienza di gestione diretta di una TV attraverso un azionariato popolare, mi pare si chiamasse NTV. Si trattava di una televisione locale a dimensione regionale che fallì miseramente dopo alcuni mesi. In qualche cassetto devo avere ancora l'azione che ovviamente nessuno mi rimborserà mai.

Questo per dire che l'idea di disporre di uno strumento di comunicazione di massa non nasce con Berlusconi. Negli anni, poi, questa esigenza è cresciuta, e le proposte per la realizzazione di una TV alternativa si sono moltiplicate. Per esempio, circola la voce di un interesse dei DS che, da tempo, starebbero sondando, in vari ambienti, la fattibilità di un progetto di TV alternativa.

Anch'io, dunque, sono stato uno di quelli che hanno creduto che il problema della televisione potesse trovare soluzione nel controllo diretto di un azionariato popolare. Il solo, appunto, capace di garantire un palinsesto diverso da quello della TV "deficiente". Non ci credo più. Non credo che questa sia la soluzione, come credo, invece, che compito della politica sia quella di realizzare "politiche" e non network. Non credo più alla possibilità salvifiche di un azionariato popolare che si organizza e che si fa imprenditore, perché la storia insegna che la politica ha fatto solo dei disastri quando si è impegnata direttamente negli affari imprenditoriali (stendiamo un velo pietoso sulla storia dell'Unità, che per altro acquisto da sempre). Viceversa la politica può e deve intervenire sui nodi veri del sistema televisivo italiano. Essi si chiamano monopolio, risorse pubblicitarie, nuove tecnologie, televisione pubblica (a proposito ma è possibile che il centro sinistra sappia parlare solo in difesa della TV lottizzata? Perché questo vuol dire mantenere la RAI sotto il controllo del parlamento.). Di questo, secondo me, dobbiamo parlare, abbandonando, anche, l'idea, che per vincere (culturalmente e politicamente) servono le TV. Non solo questa idea è sbagliata in se (e gli studi sui processi di comunicazione e di flussi elettorali lo confermano) è sbagliata anche perché è usata come alibi (e non a caso i nostri politici utilizzano questo argomento) per non fare analisi corrette sugli errori politici che ci hanno condotto allora sconfitta elettorale: Berlusconi ha vinto non per merito suo ma per demerito nostro!

Allora se questo è il problema dobbiamo domandarci se, e come, il centro sinistra sta ragionando anche sui problemi del sistema televisivo per una proposta di governo alternativa a quella del centro destra o se, viceversa, ancora una volta nasconde dietro l'antiberlusconismo (che tutto unifica) l'incapacità a trovare una soluzione unitaria. A me sembra, dunque, che la indiscutibile esigenza di mettere al centro del dibattito politico il tema del sistema debba servire da stimolo, da spinta verso soluzioni "legislative e di governo", diversamente ancora una volta il centro sinistra si accontenterà di avere una rete e qualche conduttore di riferimento. Non saremmo compresi.


La TV, la sinistra, Berlusconi
Intervento di Fulvio 14 gennaio 2004

  1. La sitazione attuale ha avuto una gestazione molto più antica di quanto comunemente si creda. L'acquisizione delle TV è stato il primo passo di una manovra a tenaglia, con Craxi in politica e Berlusca nel resto. L'inattesa fine politica di Craxi ha creato una situazione nuova, che ha indotto il cavaliere nero a "scendere in campo".

  2. L'importanza delle TV non sta tanto nei programmi informativi, quanto in quelli di intrattenimento. Insomma: io di sinistra non mi sognerò mai di prendere sul serio il TG4, come un berlusconiano non guarderà proprio il TG3. Quindi i notiziari spostano poco l'opinione delle persone.

  3. E' uscito da qualche giorno "Natale in India", con afflussi record nei cinema. Perché un tale successo? perché, a mio modesto avviso,le persone hanno alle spalle una lunga preparazione televisiva, che ha reso i loro cervelli omogenei al genere. Ve l'immaginate un film del genere nei primi anni 70?

  4. E' necessario rimboccarsi le maniche e scendere in campo anche noi, ma nel campo avverso, come lui ha fatto in quello della politica, per lui estraneo.Insomma bisogna creare una emittente, magari all'inizio con azionariato popolare, ma tale che fornisca una programmazione intelligente, si trattasse anche dei quiz a premi, organizzabili anch'essi in modo che stimolino i cervelli, ma che anche divertano. Non dovrebbe essere difficile mettere in piedi un palinsesto di tutto rispetto, con la partecipazione di nomi di richiamo dell'area spettacolo: conviene anche a loro, visto che sono quasi tutti di sinistra, e destinati perciò ad essere esclusi dalle TV o ad abiurare. Passa più formazione mentale nei programmi leggeri che in trasmissioni barbose o caotiche travestite da dibattito, o nei salotti abominevoli alla Vespa, a cui i nostri rappresentanti non dovrebbero mai più intervenire. Faccio un esempio: i 13 milioni di spettatori per Benigni che legge Dante!

  5. Non ho conoscenze tecniche adeguate per dare suggerimenti autorevoli. Immagino però una ipotesi del genere: Europa 7 trasmette nel Lazio, continua a farlo e nello stesso tempo va anche sul satellite. A questo punto dovrebbero esserci 20 televisioni regionali che captino il satellite e lo irradino ognuna nella propria regione. Non dovrebbe essere impossibile!

  6. Inizialmente le agenzie pubblicitarie si terrebbero alla larga da una TV simile. Ma,se dovesse mettere insieme ascolti interessanti, sarebbero loro a farsi avanti, oppure si crerebbe lo spazio per la nascita di altre agenzie pubblicitarie, stavolta indipendenti. Si otterrebbero alcuni risultati importanti: a. imporre modi decorosi di fare pubblicità; b. lasciare in pace lo spettatore dagli insopportabili ed invadenti spot attuali; c. si comincerebbe a sottrarre un bel pò di grana a lui!!!


Altro ancora potrei dire, e lo farò se mi verrà richiesto, e sono pronto a collaborare GRATIS e SENZA APPARIRE con una iniziativa del genere. Per ora mi fermo qui, a ciò che mi sembra essenziale.


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