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Politica, le opinioni



Partito Riformista Europeo, "prendere o lasciare?" No grazie!
Enzo 5 settembre 2003

Ancora una volta nel parlare della proposta di costruzione della Casa comune del riformismo italiano, si corre il rischio di farci ingabbiare in una inutile e fuorviante discussione sui nomi, l'esempio più eclatante è la disputa sul termine riformismo. Una discussione così fatta impedisce un vero confronto, perché inevitabilmente si discute guardando al passato. Fare riferimento alle "famiglie politiche" non è altro che un modo per "conservare" divisioni e identità che oggi non hanno più aggancio con la realtà. Viceversa oggi c'è un disperato bisogno della "riforma del sistema politico", di costruire una nuova identità politica, capace di cogliere quanto di nuovo in questi anni è andato maturando nella società e, quindi, di proporre soluzioni di governo della modernità. Questa riforma compete prima di tutti a quelle forze politiche che in comune hanno i valori del solidarismo laico e cattolico (libertà, uguaglianza di opportunità, solidarietà e giustizia), che sulla base di essi possono "contaminarsi", "mescolarsi" in un progetto comune. Allora la proposta di una casa comune del riformismo assume il valore di una ricerca a tutto campo, non per adeguarsi alle politiche neoliberiste, ma per costruire un progetto che intende affrontare le dinamiche sociali traducendo quei valori "fondanti" in scelte che hanno al centro l'uomo e la difesa dei più deboli, tutelando, quindi, la persona dentro un nuovo welfare. Ma se questo è il compito che il sistema politico è chiamato ad affrontare è facile prevedere che il progetto avrà vita difficile. Serve, quindi, ai partiti il coraggio della ricerca delle ragioni del proprio cambiamento dentro le dinamiche sociali, abbandonando gli egoismi, i personalismi e tutte le logiche di "ceto politico". La proposta deve dunque uscire dalle stanze dei palazzi della politica, per raccogliere la linfa necessaria (e qui ci sta tutto il valore dell'azione che i movimenti e la società civile potranno esercitare), trasformando la proposta da progetto di ingegneria politica (che mette in gioco solo i rapporti interni alla coalizione) ad un grande progetto/laboratorio per la costruzione di una nuova identità politica, capace di liberare le grandi energie presenti nel paese. E' del tutto ovvio che questo approccio opera in permessa una scelta di chiarezza, nel senso che lascia liberi chi vuole continuare a fare riferimento ad altre culture politiche (penso alla sinistra così detta antagonista e radicale) e che lavoreranno per altri disegni politici: l'unità delle sinistre? La nascita di un nuovo partito della sinistra? Starà a loro decidere. Nulla di male, anzi! Se il percorso delineato andrà a conclusione avremo un quadro politico semplificato e le diversità politiche presenti nell'odierno centro sinistra troveranno una sede più idonea al confronto e alla ricerca di una unità di azione: ne guadagnerà la politica in termini di chiarezza e trasparenza! In conclusione è giusto ricordare che la stagione dei movimenti (Palavobis, Piazza Navona, S.Giovanni) ha rappresentato una grande domanda di nuova rappresentanza politica, di messa in mora di un sistema politico che dopo la caduta del governo Prodi si è ripiegato su stesso incapace di delineare una nuova strategia politica. Ebbene, oggi siamo in presenza di una proposta che, al di là dei motivi e delle persone che l'hanno lanciata, si pone, oggettivamente in corrispondenza della richiesta prima ricordata, allora non può sfuggire che sarebbe negativa per tutti l'estraneità (peggio il lasciare fare) rispetto al dibattito che si è aperto. Per questo sarà utile abbandonare le querelle nominalistiche, i dibattiti fumosi ed inconcludenti per misurarsi, invece, con la sfida che da troppo tempo il centro sinistra elude: una riforma della politica e del sistema politico. Sapendo che per raggiungere questo obiettivo sono necessari coraggio nelle scelte e assunzione di responsabilità. Le numeroso dichiarazione degli addetti ai lavori sembrano, però, andare in tutt'altro senso, allora è decisiva la pressione della società civile. Da essa può scaturire la forza affinché la Casa dei Riformisti diventi un grande progetto/laboratorio che guarda al futuro. Lì ci sono le ragioni per ridare alla politica il senso del divenire, della innovazione: insomma ricostruiamo (con una larga partecipazione) una politica che lavora per il progresso e per il domani!

Non dimentichiamo che....
Manuela 5 settembre 2003

La presentazione di una lista unica alle elezioni europee e il processo di costituzione di un soggetto unico del centrosinistra, che si candidi con autorevolezza a governare le prossime legislature, sono in questi giorni in primo piano nel dibattito politico.

In Suez ciò è stato accolto con una certa soddisfazione; queste tematiche sono state centrali nel nostro dibattito, interno e pubblico, fin da tempi non sospetti, quando i partiti del centrosinistra sembravano procedere in tutt'altre direzioni. Abbiamo sempre ritenuto, pur nelle diverse coloriture delle nostre opinioni, che solo un deciso procedere verso la costituzione di un soggetto unico, capace di rappresentare una società in veloce cambiamento e di governarne lo sviluppo, potesse rispondere alle domande di una rappresentanza politica ampia ed inclusiva che si levava in questi ultimi anni chiara e forte dalla società civile.

Nei documenti di Suez, si ritrova tutto intero questo percorso. Ne riportiamo qui dei brani, non per uno sterile "noi l'avevamo detto", ma per tenere ben presente in che cornice si inserisce il dibattito sulla proposta Prodi-D'Alema. Anche per non perderne di vista gli innumerevoli rischi di fallimento, qualora il disegno venga lasciato ai soli partiti, e non segni un deciso rinnovamento nei modi della politica: a cominciare dalla scelta delle rappresentanze - le primarie, altro tema che ci è sempre stato molto a cuore.


Il simbolo dell'Ulivo alle elezioni europee - 26/10/2002

In occasione delle imminenti elezioni europee, SUEZ chiede ai partiti della coalizione di presentare il simbolo dell'Ulivo, poiché
1. i rischi indotti dal metodo del "proporzionale puro" sono di gran lunga superiori ai benefici per i singoli partiti della coalizione;
2. il simbolo dell'Ulivo rappresenta per milioni di cittadini la speranza di rinnovamento della politica;
3. l'Ulivo realizza il superamento di vecchie ideologie, ormai ostacolo pretestuoso per la piena applicazione del dettato costituzionale a favore dei semplici cittadini. Con questo documento SUEZ - nata e operante in internet per la piena realizzazione dell'Ulivo - dà voce ed interpreta la volontà politica di numerosi cittadini, che non si sentono rappresentati dai singoli partiti, ma solo e pienamente dal valore di unità espressa nell'Ulivo. Pertanto, SUEZ ritiene necessaria una esplicita dichiarazione d'intenti dei partiti non oltre i primi mesi del prossimo anno.

06/11/2002 GIROTONDO VIRTUALE

(Data la lunghezza del documento,se ne riportano solo alcuni brani, che si riferiscono più direttamente al tema in oggetto)
(...) Il 27 novembre 2002 finalmente si riunirà l' "Assemblea dei Parlamentari eletti nell'Ulivo". A questa Assemblea CHIEDIAMO:
1) Avvio di un vero percorso costituente dell'Ulivo, con il concorso della rappresentanza dei Comitati di base per l'Ulivo e degli eletti locali;
2) Adozione delle decisioni a maggioranza;
3) Nomina di un portavoce;
4) Adozione del simbolo dell'Ulivo in qualsiasi tipo di elezione: locale, nazionale ed europea;
5) Elezioni primarie per individuare gli organismi dirigenti dell'Ulivo e i candidati; nomina di un gruppo di esperti incaricato di redigere il "Progetto di Primarie dell'Ulivo";
6) Istituzione di tavoli tematici per la definizione di un Programma di governo;
7) Definizione delle modalità di adesione diretta all'Ulivo, sia tramite i Comitati e Associazioni di base per l'Ulivo, sia tramite adesione ai partiti che vi si riconoscono;.
8) Scelta del leader dell'Ulivo;
9) Impegno a realizzare i punti di cui sopra entro novembre del 2003.


Febbraio 2003
(Presentazione degli emendamenti di Suez alla prima stesura del Manifesto dei Cittadini per l'Ulivo)

Mozione SUEZ N.1
Si propone la modifica dell'intero punto 3. sostituendolo con il seguente testo:
3. È necessaria la formazione de L'ULIVO come soggetto politico unitario, costituito dai partiti, dagli eletti e dalle realtà associative, per ottenere quel salto di qualità di cui la società italiana ha bisogno al fine di dare compiutezza al bipolarismo e alla riforma del sistema politico.

Mozione SUEZ N.4 - Elezioni europee

In occasione delle imminenti elezioni europee, SUEZ chiede che l'assemblea dei Cittadini per L'Ulivo proponga ai partiti della coalizione di presentare il simbolo dell'Ulivo, poiché:

1. l'assenza del simbolo dalle schede elettorali aumenta il rischio indotto dal metodo del "proporzionale puro" e riduce i benefici dei singoli partiti della coalizione;
2. il simbolo dell'Ulivo rappresenta per milioni di cittadini la speranza di rinnovamento della politica;
3. l'Ulivo realizza il superamento di vecchie ideologie, ormai ostacolo pretestuoso per la piena applicazione del dettato costituzionale a favore dei semplici cittadini;
4. la presenza del simbolo dell'Ulivo rafforza il risultato complessivo della coalizione e avvia su una strada virtuosa la competizione delle successive elezioni regionali e nazionale.Con questo documento SUEZ - nata e operante in internet per la piena realizzazione dell'Ulivo - dà voce ed interpreta la volontà politica di numerosi cittadini, che non si sentono rappresentati dai singoli partiti, ma solo e pienamente dal valore di unità espressa nell'Ulivo.

Prodi ha dato l'aut aut
Solimano 7 settembre 2003

Preferisco la parola democratico alla parola riformista. Non è un dettaglio. La democrazia non esiste in natura, è frutto di cultura, quindi bisogna alimentarla ogni giorno. Non si può staccare la spina, altrimenti si affloscia. Mentre il riformismo oggi, e specie in Italia, è un superficiale nuovismo che lascia intatti i privilegi sostanziali, anzi li rafforza. Vedi competitività, finanza e media.
A parte questo, credo che si stiano muovendo perché Prodi ha posto l'aut aut, fatto saggio da quello che è accaduto nel '98: o si cambiano le regole del gioco o lui non gioca. Altrimenti, le burocrazie di partito si sarebbero già impossessate della faccenda contentandosi di una fogliolina di ulivo sulla scheda.
E' possibile che la cosa vada bene a quattro condizioni:
1. Che riguardi non solo i partiti ma anche e soprattutto le associazioni, che sono tante, ed hanno gente disposta a spendersi.
2. Che tutto il movimento (girotondi etc) rialzi la testa e riconosca in Prodi il suo leader naturale e diretto.
3. Che nella stanza dei bottoni (necessaria) abbiano un peso determinante gli amministratori locali: Veltroni, Chiamparino, Bassolino, Illy etc. Hanno le due qualità indispensabili: la conoscenza della macchina ed il contatto con gli elettori.
4. Che non si cerchi ad ogni costo il tutti dentro: se la cosa parte, gli sfiziosi si accoderanno, volenti o nolenti. A quel punto, non potranno più dettare le condizioni.
Se si fa così, due più due può fare cinque. Altrimenti, se sono le burocrazie partitiche a tenere il bandolo, due più due farà tre, e ci dedicheremo ad altre lodevoli attività: bocciofile, tornei di briscola chiamata, pellegrinaggi, vendita di enciclopedie, giardinaggio... non fatemici pensare... non sarebbe per niente male! E' necessario che ognuno di noi si dia da fare localmente, nel suo contesto, scegliendo gli interlocutori giusti, e non perdendo tempo con quelli che hanno tutto da perdere. Tanto, non li si convince, ad andare contro il loro interesse personale.

Saluti selvatici
Solimano

"Mr. Prodi, manca ancora qualcosa...".
Massimo 10 settembre 2003

La proposta di Prodi - liste uniche alle europee con la prospettiva di un soggetto riformatore per le politiche - rende finalmente praticabile l'obiettivo di una maggiore aggregazione politica del centro sinistra ampiamente chiesto dai sostenitori dell'Ulivo Quante volte abbiamo gridato "Unità! Unità!" nelle piazze, nelle manifestazioni, nelle stesse assemblee dei Cittadini dell'Ulivo? Eppure una maggiore unità sembrava un utopia, al punto che quando Suez propose un emendamento per inserire nel Manifesto dei Cittadini per l'Ulivo la dizione "soggetto politico unitario", la proposta fu garbatamente bocciata come una prematura anticipazione. Tutta la pressione generosa ed insistente della base, alla fine ha pagato e Prodi, con la sua consumata sensibilità, ha colto nel segno. Del resto, le affinità tra i vari partiti del centro sinistra sono ormai molto maggiori delle divergenze - fatta eccezione per Rifondazione - al punto che giustificherebbero più delle correnti di un unico partito, piuttosto che l'esistenza di diversi partiti. Insomma, quello che voglio dire è che l'unità - nonostante i capricci dei partiti minori - è nei fatti. Nella politica. Tra gli elettori. Tutto liscio, allora? Purtroppo no. E di ostacoli a questo processo ne vedo molti, non ultimo l'inaspettata adesione di D'Alema. Nonostante ciò, a mio parere, proprio D'Alema potrebbe invece rivelarsi un punto di forza del processo di aggregazione della sinistra, per l'ascendente che ancora esercita in gran parte dei DS, il partito che per primo - con Fassimo - ha sostenuto la proposta di Prodi. Non è di quelli che "scaldano il cuore", ma saremo tanto più forti quanto più in grado di deporre i nostri rancori, benché giustificati. Buonismo? Realismo generoso, direi. Ma il rinnovamento del centro sinistra avviato ha bisogno di un forte intervento degli elettori ulivisti, affinché si affermi il sistema delle primarie. Non è possibile, infatti, parlare di una profonda evoluzione, se non si riconosce ai cittadini la facoltà di selezionare in modo trasparente i propri candidati. Anche questa istanza è da tempo avanzata da gran parte degli elettori ulivisti: sarà Prodi tanto acuto da cogliere anche questa esigenza? Comunque sia, deve essere chiaro che ormai le due cose vanno insieme e solo abbinando la realizzazione di un soggetto unitario alla restituzione agli elettori del potere di scelta dei candidati il rinnovamento in corso sarà profondo e condiviso.

L'ULIVO DAL BASSO NON E' UN "OTRE VECCHIO
Montepino 10 settembre 2003

Se qualcuno ha preso in considerazione l'inevitàbilità dei congressi di partito davanti alle ultime proposte di fusione/federazione. vuol dire che considera questa storia del PRE niente altro che la strada dell'Ulivo a due gambe, con in subordine il "partito dei riformisti europei" da sottoporre al giudizio degli elettori nel 2006 in caso di superamento della stagione dell'Ulivo. Stagione da archiviare, secondo quanto emerge da un editoriale de "Il Riformista" citando l'Ulivo, come "otre vecchio" di dieci anni da non riempire con vino nuovo. Dunque largo al PRE...? Ma fondere la costellazione del centrosinistra in due nuclei (centro e sinistra) abbandonando l'idea di abolire il 'trattino' separatore che impedisce il rimescolamento trasversale ai partiti dell'Ulivo non sarà sufficiente a produrre vino nuovo. Che si coaguli uno dei due nuclei attorno a una 'forma partito' riformista, per rendere quasi automatico l'altro coagulo, credo sia proprio difficile. Anche perché il 'riformismo' è comune a tutti come princìpio programmatico, sarebbe sciocco credere che un PRE sulla scheda elettorale alle politiche del 2006 sia un progetto minimale come quello di un simbolo dell'Ulivo affiancato a tutti gli altri della coalizione che "non ci stanno". Come sarebbe sciocco pretendere che i partiti decidano altresì di competere alle europee del 2004 in "concorrenza" con il simbolo dell'Ulivo per assistere poi all'emorragia di elettori agnostici a quelli propri. I partiti non arrischirebbero nomenklature, ancora popolari al loro interno, prestandole a una lista unica, soggetta a primarie o no, per il simbolo 'aggiunto' in competizione con i loro. Vedi la già ostile posizione di una parte della Margherita alla tappa di una lista unica; ostilità che si allarga a tutto il partito, e si fa strada anche nei Ds quando si pensa al PRE come frutto di una "strana coppia". La popolarità di Prodi è infatti inversamente proporzionale all'impopolarità di D'Alema anche a prescindere dall'Ulivo. Il dubbio che l'Ulivo dal basso non sia un "otre vecchio", sembra non sfiori nemmeno, i cantori politici del vino nuovo. Se quel 'marchio' Ulivo fosse reso omologo ai senza partito, e ri-depositato a nome della società civile per manifesta incapacità di gestirlo, i partiti stessi della coalizione di centrosinistra potrebbero finalmente offrire il vino nuovo migliore che hanno, senza più veti incrociati sui vini d'annata.

La debolezza dell'opposizione
Enzo 12 settembre 2003

"Mussolini fu un assassino e l'on. Berlusconi dimostra di non avere la dignità di rappresentare una democrazia nata dalla lotta contro il fascismo e una Europa nata dalla lotta al nazifascimo".

Così recita la Dichiarazione congiunta i Presidenti dei Gruppi Parlamentari di opposizione della Camera dei Deputati. Le parole sono chiare e non lasciano dubbi sul giudizio verso il Presidente del Consiglio, ma stupisce che, a fronte di una affermazione di assoluta "indegnità" del Cavaliere a rappresentare "una democrazia nata dalla lotta contro il fascismo" (cioè l'Italia), la di dichiarazione non prosegua chiedendo, come logica conseguenza politica, le dimissioni del premier e la convocazione delle elezioni politiche. A me pare che questo mancato passaggio logico/politico mostri, se mai ce ne fosse bisogno, come sia urgente la necessità di passare dalle discussioni teoriche alle decisioni. Cioè, smetterla con i "dobbiamo fare", "è necessario costruire" per passare al "abbiamo deciso", "avviamo un percorso". In buona sostanza, chi nei partiti di centro sinistra sta ai vertici dei partiti, assuma una decisione chiara, basata sul "coraggio" delle scelte e sulla "responsabilità". Si avvii dunque il percorso per la costruzione del Nuovo Ulivo (o comunque si chiamerà). Mettiamoci, cioè, in grado di completare quella dichiarazione con la richiesta di dimissioni di Berlusconi e di elezioni anticipate.

Perchè sono favorevole ad un soggetto unitario di centrosinistra.
Vittorio 14 settembre 2003

L'ingresso nella scena della politica italiana di Berlusconi e Co. non è stato un caso. La classe politica di allora in parte distrutta dal ciclone Mani Pulite ed in parte arroccatasi sulle proprie prerogative di classe dirigente con conseguente scollamento del rapporto con l'elettorato, è stata “bocciata”, a favore di un nuovo soggetto che sembrava offrire un profilo più alto, ed un nuovo modo di fare che appariva più “popolare”. Alla luce dei fatti però, si assiste purtroppo ad un degrado politico-istituzionale-economico ormai sotto gli occhi di tutti. Ma l'attuale opposizione sembra però non essersi aggiornata, dopo il periodo entusiasmante e fecondo dell'Ulivo di Prodi dal '96 al '98, rimanendo almeno agli occhi della gente nello stadio pre-berlusconiano. La semplice unione delle forze democratiche e riformiste non riesce a decollare. Troppe le necessità di visibilità di ognuna. E' necesssario puntare alle ragioni del comune sentire, che sono anche le più alte e nobili, lasciando quelle di più basso livello, che danno luogo alle polemiche, all'interno di una casa comune. Ecco allora la necessità di integrazione, non di semplice unione, tra tutte le forze democratiche, cattoliche, socialiste popolari, laiche e liberali. Le resistenze non saranno poche, ma basta vedere che originano principalmente da alcuni vecchi marpioni della politica e da una consistente fetta degli iscritti, per capire che questa è.... la strada giusta. L'elettorato è fortemente favorevole ad un soggetto unitario, lo dicono tutti i sondaggi fin'ora fatti, e questo è quello che conta.

L'Ulivo tra cittadini e partiti
Bruno 16 settembre 2003

L´Ulivo tra cittadini e partiti. Capita non di rado che la qualità di un prodotto, di un´idea o di un progetto di successo non si riveli pienamente al loro primo impiego. Un esempio vicino e conosciuto è proprio Internet. Per alcuni aspetti L´Ulivo rientra in questa categoria. Nato tra partiti e votato per gestire una crisi politica ed economica drammatica ne fu fatto, in quel contesto, un ottimo uso. Superata la crisi lo si abbandonò per essere poi ripreso come collaudato strumento di voto. Fu utile, ma non abbastanza. Fu evidente quanto la destinazione d´uso fosse impropria e limitata. L´aspetto qualitativo più pregevole, già contemplato in origine ed evidentemente sottovalutato dai partiti, fu, invece, man mano riconosciuto e valorizzato dai cittadini: la capacità di aggregare valori comuni e di tollerare modi di vivere diversi. Il 14 Settembre la provammo in molti ed è difficile dimenticarla. L´Ulivo tra i partiti ingombra nella misura in cui è cresciuto rigoglioso tra il popolo. Se così stanno le cose, perchè non ci ritroviamo per godercelo ancora un pò insieme, invitando tutti i partiti, per un´altra più grande giornata allegra in piazza e per far capire che non ingombra?
Saluti selvatici

"Patacche per tutti, sempre più grosse, siamo arrivati al pataccone: il riformismo globale"
Bruno 17 settembre 2003

Ultimamente in europa va di moda fare e rifare le Costituzioni. Certo, come nel caso di quella europea bisognava ormai metter mano a qualcosa del genere. Non è molto, ma è nuova e sembra che sia meglio di niente. Vedremo. Quanto a rifare quelle esistenti c´è in corso una vera e propria gara tra gli Stati. Per alcuni necessaria o imposta per entrare nell´Unione, per altri senza l´entusiasmo dei cittadini, come di solito era buona abitudine fare. Si nota, in questi ultimi, che le cause diverse di chi inizia quelle pratiche lunghe e faticose siano la mancanza d´idee o l´incapacità di affrontare situazioni difficili ma non eccezionali o le solite turbe psicologiche verso i padri o i costituenti. C´è da scegliere senza generalizzare, caso per caso, senza pregiudizi tra destra e sinistra. Da noi, in Italia, come va? Male, naturalmente siamo in testa, è diventata addirittura competizione politica. Prima uno. poi l´altro. Può essere che qualche regola costituzionale sia da aggiornare, ma in generale sembra più una fuga dalle responsabilità per non aver saputo applicare quelle correnti quando ad ognuno toccava il compito di governare. Tra tutte queste carenze ciò che risulta sovrabbondante e ingombrante, se accostato alla struttura essenziale delle istituzioni previste dal dettato costituzionale, e che mai viene messo in discussione è il peso enorme dei partiti. Non che non se ne fosse discusso in Costituente, tutt´altro, anzi si votò proprio per non istituzionalizzarli. Meno male, altrimenti chissà dove saremmo finiti. Ecco perchè il riformismo, di destra come di sinistra, è un vero pataccone. La battaglia per le primarie è il primo passo per alleggerire la pressione del peso dei partiti dagli architrave delle istituzioni prima che crolli la casa comune. Nel contempo allontaniamo i costruttori abusivi. Per loro non ci dev´essere né bonismo né condoni.
Saluti selvatici

Del dubbio e di altro
Manuela 19 settembre 2003

Mah!
A me le ammucchiate non piacciono.
Ci si congratula a sinistra per la bella idea di chiamare la gente in piazza, per dare la spallata definitiva al governo.
Mah!, mi dico, pulendomi gli occhiali - una bella metafora che ho impudicamente copiato.

Primo dubbio. E' così certo che il governo cada per una spallata della piazza? E' vero che nella maggioranza si litiga su tutto, che i mali di pancia non si contano, così come gli imbarazzi per le battutone di Berlusconi. E tuttavia, un mugugno, un brontolare sordo è tutto quel che si percepisce; si ha l'impressione che i legami (fors'anche inconfessabili) che tengono assieme questa maggioranza, siano più forti di tutte le discordie.

Secondo dubbio. Ebbene si, facciamola questa manifestazione (ne ho pure voglia!). Che segno avrà? Non quello dell'imponente 23 marzo, chè lì si andava per mettere i paletti: ciò che è consentito e ciò che non si consentirà al governo. Difesa, ma anche proposta, in una dialettica sociale, prima che politica.
Men che meno quello del 14 settembre, in cui tante persone, unite da una sacrosanta indignazione, protestavano contro il governo e insieme chiedevano alla politica di tornare a fare il proprio mestiere, e di farlo bene, con meno arie da primedonne e più proposte. Dalla protesta alla proposta il movimento non c'è passato mai - non ci poteva passare, per il suo strutturarsi come protesta civile, in qualche modo prepolitica. Il passo doveva appunto farlo la politica, e invece un anno è stato sciupato in "se" e "ma", e di proposte all'orizzonte non se ne vedevano. Asor Rosa si accorge oggi, fra lo stupito e il rammaricato che la gente della Festa di protesta non poteva essere tutta ascritta alla sinistra alternativa; se non fosse per il rispetto che pur si deve ad un intellettuale di fama - e io non sono nessuno - mi stupirei per l'ovvietà della constatazione.
Allora che segno avrà? Ancora quello della protesta contro il governo, ma stavolta organizzata dai partiti. Partiti che protestano, va bene. Ma la proposta?

Terzo dubbio. Allora, la manifestazione si è fatta, è riuscita bene, e il governo è caduto. E adesso? Si potrà certamente mettere su una coalizione e magari anche vincere le elezioni (forse), ed organizzare una maggioranza purchessia per governare. Per un po', almeno.
Ma l'orizzonte, e il progetto? Mi commuove quasi Veltroni quando, ieri sera, al festival di Bologna parla con calore del "sogno" che deve dare anima ad ogni progetto veramente riformista, se non vuole essere inerte architettura; il sogno che disegna un orizzonte al quale tendere, inverato dalla capacità di mettere in atto le strategie per tradurlo in pratica azione. Saremo in grado - fatta la manifestazione, caduto il governo - di farlo? e, se si, domanda ancora più pressante, ne avremo il tempo?

Dubbio diabolico. Quel progetto, fatto di un grande orizzonte e di contenuti praticabili, nessuno ce l'ha ancora. Nessuno ha ancora un'ipotesi di come debba strutturarsi l'alternativa a Berlusconi. L'unica seria proposta, da due anni in qua, è stata quella di Prodi-D'Alema, interpretata con la forza di un vero leader da Veltroni. "Moderata", dice Asor Rosa, un poco schifato. Rivoluzionaria in potenza - come sarà attualizzata non è ancora dato di saperlo - direi io, sempre con la dovuta modestia davanti all'esimio intellettuale.
Dev'essere un diavoletto maligno che mi suggerisce che tutto questo non è che un polverone sollevato affinchè le carte si mischino ancora, e i progetti tornino sullo sfondo, e chi metteva i veti possa continuare a metterli, e chi gridava "Unità" dividendo possa continuare a farlo, e i subcomandanti possano collezionare medaglie, senza meritarle.

Il nuovo regime della mediazione diretta.
Bruno 30 settembre 2003

L’apparizione a rete unificate, tecnicamente perfetta, impone con tutti i crismi la politica presidenzialista del sig. Berlusconi e segna il cambio di regime dando forma definitiva al potere derivante dal sistema elettorale maggioritario. Le regole del suo funzionamento, in dipendenza delle necessità di governo, troveranno spazio nel Parlamento con procedure già collaudate nella prima parte della legislatura. Il controllo di legittimità Costituzionale della Corte potrà continuare, senza causare problemi, con il rituale corrente. La politica della concertazione, resa obsoleta dal maggioritario stesso, lascierà il posto al metodo della mediazione esclusivo per amiche e amici eliminando il potere della partitocrazia concorrente. Un metodo ben collaudato ed efficace sperimentato con successo in Lombardia da Formigoni grazie alla carenza di regole e all’assenza di leggi statutarie. Queste, come le modifiche alla Costituzione, si affronteranno nel momento più consono presentandole direttamente all’approvazione dei cittadini. Il metodo ecclesiastico della mediazione diretta è la riforma necessaria e ragionevole, la cosiddetta quarta via, di chi non ha alcuna intenzione di lasciare il potere. Reggerà in questa parte, per i prossimi due anni, l’irriconoscibile e nuovo sig. Berlusconi ? Dubito molto, poiché anche per lui il nuovo regime sarà insopportabile.